Le immagini presenti nelle pagine prodotto degli store online si fanno sempre più social, sempre più brand adottano le foto degli utenti.
In un mondo sempre più filtrato attraverso Instagram, un servizio fotografico curato e professionale comincia ad essere datato, ecco perché le aziende si stanno attrezzando con il crowdsourcing attraverso la raccolta del flusso delle foto dei loro prodotti dalle piattaforme social, per contribuire a vendere di tutto, dai divani West Elm alle borse Coach. Le foto sono in genere organizzate in gallery in cui ogni immagine è legata a una pagina di vendita del prodotto, sempre più spesso, le immagini amatoriali vengono mostrate direttamente sulle pagine dei prodotti accanto a quelle professionali; “Il percorso di acquisto si è evoluto enormemente, e i consumatori sono molto più propensi a fidarsi dei loro coetanei per l’acquisto dei prodotti di un brand”, dichiara Mimi Banks direttore dei social media di l’Oreal Lancome.
Il team di Lancome recentemente ha invitato le donne a pubblicare i propri ritratti (selfie) senza trucco per il progetto #bareselfie, la campagna ha esortato le donne a “essere orgogliose della propria pelle, ma ha collegato la campagna ad uno dei più recenti prodotti di Lancome: un cosmetico chiamato Dreamtone che promette di correggere le imperfezioni e le tonalità della pelle senza rossori.
E’ una sfida, ha dichiarato Banks, ma alle persone piace condividere se stessi, «la gente ama l’influenza sociale – soprattutto quella dei brand
Il sito di Coach raccoglie le foto di donne che indossano le sue scarpe in tutto il mondo, le immagini – inviate all’azienda tramite l’hashtag #coachfromabove – non sono molto lontane da quelle che si potrebbero trovare in un book professionale. Entrambe le strategie costituiscono più di una semplice operazione di branding, secondo Olapic, una startup con sede a New York che aiuta le aziende di vendita al dettaglio a raccogliere, curare e visualizzare il flusso di contenuti social; le foto tie-in di Facebook e Instagram aumentano le probabilità di un acquisto dal 5% al 12% in media, secondo il co-fondatore Luis Sanz “cosa c’è di meglio dell’avere abbondanza di materiale? i clienti di Olapic dispongono solo dell 4% delle foto che immortalano i prodotti”.
“La struttura dei nostri siti e-commerce è praticamente stata la stessa fin dall’inizio di Internet, ma non appena abbiamo iniziato con queste foto, i risultati sono stati davvero buoni;Luis Sanz
“Olapic è stata lanciata nel 2010 e ha chiuso bilancio di 5 milioni dollari nel mese di luglio e ha vinto anche l’appoggio di Scott Galloway un professore di marketing della New York University noto per essere il fondatore Red Envelope.
Galloway ha colpito nel segno: le fotocamere ad alta risoluzione sono ora di serie in sui nuovi smartphone e garantiscono ai consumatori quel senso di autenticità di cui sono alla ricerca e di cui è priva la pubblicità tradizionale. “Se posso mostrare una borsa Coach su di me suona più credibile rispetto a quando Annie Leibowitz la indossa nelle foto dei servizi professionali.” I clienti di West Elm sono sicuramente più desiderosi di acquistare un cuscino se lo vedono abbinato ad un arredamento comune, come un divano o un tappeto ed è questo meccanismo che è stato alla base di una delle principali strategie dietro la campagna #myWestElm.
Non vogliamo essere i dittatori di stile
dichiara Abigail Jacobs, vice presidente del brand marketing di West Elm « Ed c’è questa mania secolare di voler vedere dentro le case di altri
Un cliente “ispirato” è spesso un cliente spendaccione; i social media permettono ai rivenditori un esercizio costante di test AB, prendiamo Coach, per esempio, potrebbe decidere di fare più di una scarpa in rosso se le foto di quel colore appaiono più spesso e ottenere un feedback più positivo. La pratica non è del tutto nuova, ma si sta diffondendo attraverso il commercio al dettaglio ad un ritmo più rapido.