Il personal branding oggi può davvero rappresentare la svolta per alcune professioni, soprattutto nella piccola imprenditoria.
Il tempo in cui il contesto locale era caratterizzato soltanto dalla classica price competition è ormai alle spalle, oggi il consumatore è più che mai alla ricerca di un esperto che possa aiutarlo nella scelta di un prodotto migliore.
Dal punto di vista del consumatore comporta sicuramente una competizione in meglio, dal punto di vista del piccolo imprenditore questo è sicuramente un profondo cambiamento di paradigma, da semplice “venditore” a esperto del settore. Molti titolari di piccole attività ancora oggi sottovalutano il potere della rete nella costruzione della percezione, ma soprattutto del proprio personal digital packaging.
Da macellaio a star, ma prima di tutto macellaio.
I profondi cambiamenti socio economici hanno quasi fatto scomparire figure quali piccoli macellai ai quali si era abituati a chiedere consigli, sul tipo di carne da utilizzare per una determinata ricetta o su che tipo di taglio scegliere ad esempio; sono stati soppiantati da vaschette con tagli già pronti e ordinati all’interno della grande distribuzione. Quello che è venuto mancare nel tempo è il rapporto con la persona, il legame profondo costruito con la fiducia nel piccolo imprenditore che ha saputo servire e consigliare i propri clienti.
Diventare guru è qualcosa che afferisce la propria professionalità, da imprenditore è necessario diventare anche narratore, della propria storia, della propria biografia; questo perché oggi oltre al prodotto la ricerca è puntata anche sull’esperienza. Il personal branding è anche questo, costruzione prima e narrazione poi dell’esperienza promessa, per raggiungere questo tipo di struttura narrativa è necessario:
- avere una preparazione approfondita nel proprio settore;
- essere customer oriented;
- avere passione per il proprio lavoro;
- essere pronti alle critiche.
I punti elencati sembrano banali, ma in realtà sono effettivamente la base fondante per cominciare a occuparsi del proprio personal branding, che non è solo orientato al cliente finale ma va strutturato anche per entrare in contatto con altri professionisti del settore e costruire dialogo e confronto.
Il personal branding è una delle strade migliori oggi per recuperare quel rapporto con il cliente o il collega che è la base oggi della piccola (e media) imprenditoria.
Il personal branding è oggi uno dei canali che maggiormente aiuta vendite e marketing; le campagne lead sviluppate attraverso attività social media dei dipendenti convertono 7 volte più frequentemente di altri canali. Gli agenti di commercio che utilizzano i social media come parte della propria strategia loro di vendita vendono il 78% in più rispetto ai colleghi che non lo fanno.
Il 92% delle persone si fida dei consigli e delle recensioni espresse da altri (anche se non li conoscono) in merito ai brand e ai loro prodotti.
I progetti di marketing che danno priorità al blogging ad esempio, hanno 13 volte più probabilità di godere di un ROI positivo; sono solo alcuni esempi di come il personal branding può aiutare a costruire e/o migliorare il digital packaging di un brand, che si tratti di un professionista o di un’azienda.
Il caso Salt Bae
Salt Bae (vero nome Nusret Gökçe) è un cuoco di origini turche, famoso in Turchia nella preparazione della carne e co-proprietario di Nusr-Et, catena di steakhouse molto popolare anche a Dubai.
Da (semplice) cuoco e co-proprietario Salt Bae ha postato il suo primo video in cui prepara la “bistecca ottomana”, diventando via via una star del web, soprattutto per l’ormai celebre movenza con cui cosparge il sale. Oltre a fare grande sfoggio delle abilità nella preparazione della carne Salt Bae è riuscito a costruirsi il personaggio, facendo in modo da diventare virale e agganciare la sua “aura” anche alle attività commerciali. Un esempio, ovviamente riuscito, di chi mettendosi in gioco attraverso il personal branding ha avuto la capacità di diventare un modello da seguire, a suo modo un “influencer”.