ENEL guerrieri la campagna di storytelling che lascia senza parole
La campagna ENEL guerrieri aveva già suscitato qualche perplessità durante il primo passaggio, andando a toccare un tema come quello del lavoro, che in Italia negli ultimi tempi è sempre più sentito ed escludendo coloro che “ogni giorno si battono” per un posto di lavoro in Italia (non sono forse guerrieri?). L’ultimo passaggio televisivo riguarda le battaglie, quelle sociali in un periodo in cui le proteste nel nostro paese montano ogni giorno.
Avevo già trovato abbastanza di cattivo gusto la prima, con la seconda o sono sfortunati sui tempi oppure sono fin troppo cinici nel cavalcare il malcontento nazionale in questo recente articolo de la Repubblica si illustrano i dati della “deprivazione”:
L’aumento della severa deprivazione, rispetto al 2011, è determinato dalla più elevata quota di individui in famiglie che non possono permettersi durante l’anno una settimana di ferie lontano da casa (dal 46,7% al 50,8%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione (dal 18,0% al 21,2%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 38,6% al 42,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 12,4% al 16,8%).da la Repubblica
ENEL continua insomma a lasciare fuori dal suo esercito di guerrieri i nuovi poveri, vuoi perché non hanno un televisore per poter guardare lo spot, vuoi perché non hanno nemmeno i soldi per poter pagare i consumi energetici.
In questo momento di difficile congiuntura economica le aziende che si occupano di comunicazione troverebbero maggiori benefici ad essere più responsabili, anche perché il pubblico prima o poi te la fa pagare e quando questo succede il fatturato inizia a perdere colpi (è un periodo in cui i Mad Men italiani non se la passano bene, in Italia la McCann ha in programma di tagliare il 30% dei dipendenti anche per aver perso un cliente come Findus).
ENEL guerrieri è la dimostrazione di come in Italia la comunicazione venga fatta per il puro vezzo di poter promuoversi attraverso i nuovi canali digitali, come lo storytelling, senza badare troppo al contesto in cui si innestano determinati discorsi promozionali; le vite di scarto di cui parla Bauman, tutti coloro che questa società ha messo a margine, creando esseri che non sono in grado di “consumare” e che quindi sono considerati inutili dai brand, un esercito che se si scontrasse con quello dei guerrieri enel avrebbe dalla sua il vantaggio dei numeri.